Ruwet afferma che il rapporto fra poesia e musica sta nel fatto che quando le due agiscono assieme i loro significati restano distinti; questo comporta anche che la musica possa dire altro rispetto al significato suggerito dal testo. Su queste affermazioni possiamo fare riferimento a Mozart, alle Nozze di Figaro: nessuno vorrà credere che essa esprima solo il disagio della fanciulla per aver perso ciò che le è stato affidato, e non anche lo smarrimento suo nel mondo grande, e dei grandi, misterioso e difficile. Così alla fine dell’atto l’”E tutti contenti” del coro non esprime contentezza ma riprende e dilata la frase della Contessa “Più docile io sono”, intensificandone in modo esponenziale e valido per tutti la tristezza.
I rapporti diretti fra poesia e musica si realizzano in due modi diversi:
1. Nell’opera in musica il librettista scrive in funzione di quella data opera musicale, per lo più sotto sorveglianza diretta del musicista, che gentilmente o meno interviene spesso; e un solo testo può essere musicato da molti maestri, come è il caso dei drammi di Metastasio. Ma in alcuni casi il librettista e il musicista sono una persona sola;
2. Dall’altra parte si hanno testi, lirici, autonomi, cioè scritti e pubblicati di per sé, che più tardi vengono scelti e musicati. Questa è la condizione della mélodie francese e soprattutto della grande famiglia del Lied tedesco.
Bisogna considerare, inoltre, che la lingua stessa determina i caratteri della musica che la interpreta. Partitura e canto relativo posso modificare il testo di partenza.
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